Quali e quanti vantaggi possiamo trarre da un’alimentazione corretta, indipendentemente dall’apporto calorico? Facciamo il punto sulla dieta mediterranea.
Nel 1800, il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach sosteneva una linea di pensiero detta “materialismo”, affermando che gli esseri umani devono poter soddisfare i propri bisogni primari (compresi la fame e la sete), prima di poter aspirare al miglioramento spirituale. Egli riassunse questa teoria nell’espressione “l’uomo è ciò che mangia”, divenuto un detto popolare nei secoli a venire.
Nonostante a quell’epoca gli studi scientifici non fossero numerosi, né particolarmente rigorosi, Feuerbach ci aveva visto giusto: oggi, infatti, sappiamo che esiste uno stretto collegamento tra la nostra salute e i cibi che assumiamo.
L’importanza dell’alimentazione
Come abbiamo già avuto modo di dire, l’alimentazione rappresenta un alleato fondamentale per la salute del nostro organismo. Molti studi hanno già dimostrato che la dieta mediterranea, ricca di cereali integrali e di alimenti di derivazione vegetale, apporta numerosi benefici tra cui la prevenzione di malattie cardiovascolari, diabete mellito, obesità, malattie infiammatorie, degenerative e tumorali. È stato evidenziato, al contrario, come una dieta ipercalorica e ricca di grassi, zuccheri e proteine animali (tipica dell’odierna società occidentale) sia un fattore predisponente per queste stesse patologie. Sappiamo inoltre che sovrappeso e obesità rappresentano, di per sé, un fattore di rischio indipendente per disturbi cardiovascolari e non solo: questo perché il tessuto adiposo non è inerte, ma produce molecole infiammatorie che vanno in circolo nell’organismo, innescando molteplici processi deleteri.
Dal momento che l’alimentazione, a differenza di altri fattori, è un elemento modificabile del nostro stile di vita (sul quale cioè abbiamo la possibilità di agire), negli anni le proposte per ottimizzarla sono state varie: quali alimenti preferire? quali evitare? quante calorie introdurre?
Uno studio dall’approccio innovativo
Che ridurre la percentuale di grasso corporeo comporti benefici, è una nozione ormai acquisita. Ma un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica Gut si è spinto oltre. Per dimostrare che la dieta mediterranea migliora lo stato di salute dell’organismo indipendentemente dalle calorie introdotte, è stato progettato un approccio di ricerca mai sperimentato in precedenza: sostituire un regime dietetico occidentale (ricco in zuccheri semplici, grassi saturi, carne e prodotti caseari), con uno di tipo mediterraneo avente il medesimo apporto calorico. In questo modo, i risultati ottenuti sono attribuibili unicamente alla variazione qualitativa dell’alimentazione, e non alla sua riduzione quantitativa.
La sperimentazione ha arruolato 82 persone sovrappeso o obese (BMI medio 31,1 kg/m2) con stile di vita sedentario, abituate a consumare una dieta povera di cereali integrali, frutta a verdura (dunque una popolazione già gravata da un elevato rischio cardiovascolare). Per un periodo di 8 settimane, metà di esse ha continuato a consumare gli alimenti abituali, mentre l’altra metà ha assunto un regime dietetico di tipo mediterraneo, mantenendo lo stesso apporto calorico dell’alimentazione precedente.
Al termine dello studio, i ricercatori sono andati ad analizzare vari campioni biologici appartenenti ai due sottogruppi. Nel sangue di chi aveva seguito una dieta mediterranea è stata rilevata una concentrazione di colesterolo (totale, LDL e HDL) inferiore rispetto a chi aveva continuato ad assumere una dieta meno sana. Non solo: la riduzione dei livelli di colesterolo è risultata tanto più importante quanto più gli individui avevano seguito un’alimentazione salutare.
Esaminando inoltre i metaboliti contenuti nel sangue, nelle urine e nelle feci dei due gruppi, si è visto che alcune sostanze erano presenti in quantità marcatamente diverse fra i gruppi. In particolare, in chi aveva seguito il regime di tipo mediterraneo si era ridotta la presenza di alcuni composti chimici tra cui le cosiddette “acil-carnitine” (molecole associate a un aumentato rischio cardiovascolare), mentre risultavano più rappresentate altre sostanze come la “urolitina A” (correlata ad un minor rischio di malattie cardiometaboliche e di alcuni tumori). Queste modifiche si associavano alla maggiore presenza, a livello intestinale, di batteri dalle caratteristiche anti-infiammatorie e di protezione della mucosa intestinale.
In conclusione, il detto di Feuerbach “siamo ciò che mangiamo” non si allontanava molto dalle evidenze attuali. In termini più scientifici, la nostra alimentazione modula il microbioma intestinale, e la dieta mediterranea lo modifica promuovendo la salute metabolica e cardiovascolare. In futuro, l’ulteriore tipizzazione del microbioma e del metaboloma potrebbero fornirci ancora più informazioni e opzioni terapeutiche, sempre più personalizzate.
Giorgia Protti
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