"In Italia per ogni due diabetici noti ce n’è uno che non è noto. Anche per questo sono fondamentali gli esami ad hoc", ricorda il dottor Carmine Gazzaruso
“Bisogna dare molta più importanza alla glicemia, ma soprattutto alla glicemia come trigger dei veri problemi che la glicemia produce. Il glucosio di per sé danneggia l’occhio, i reni, il sistema nervoso e in misura minore il cuore. Il diabetico ha anche un rischio di infarto di gran lunga superiore rispetto ai non diabetici”. A dirlo a Gazzetta Active è il dottor Carmine Gazzaruso, responsabile delle Unità Operative di Diabetologia, Endocrinologia, Malattie Metaboliche e Vascolari, nonché del Pronto Soccorso dell’Istituto Clinico Beato Matteo di Vigevano (Pavia) e responsabile dell’Unità di crisi Covid dell’Istituto.
Il ruolo della glicemia, e l’importanza di tenerla sotto controllo, vale non solo per chi ha il diabete. Parliamo di tutti e, in particolare, di chi ha il pre-diabete, ovvero lo stadio precedente il diabete. I rischi sono notevoli… “Il diabete è un fattore di rischio per tutti i vasi sanguigni, sia grossi sia piccoli. Provoca complicanze macro e microvascolari. I grossi vasi vanno al cervello (da qui il rischio di ictus), al cuore (rischio di infarto) e agli arti inferiori (rischio di amputazioni). Questo rischio nel diabetico è più alto da due a quattro volte rispetto alla popolazione generale. Il pre-diabete è un fattore di rischio per la patologia cardiaca, cerebrale e degli arti inferiori esattamente uguale al diabete. Parlando in particolare delle donne, in percentuale quelle malate di diabete hanno dieci volte un rischio maggiore rispetto ad una donna non diabetica. Negli uomini diabetici il rischio aumenta di quattro volte rispetto all’uomo non diabetico”.
Quindi il consiglio di tenere sotto controllo la glicemia è valido per tutti? “Sì. Anche perché va ricordato che in Italia per ogni due diabetici noti ce n’è uno che non è noto”.
Come si fa a sapere se si ha il diabete, o il pre-diabete? “E’ molto semplice: basta un esame del sangue. Vanno considerati due valori: la glicemia e la emoglobina glicata. La glicemia deve essere sotto i 100. Dai 126 in su si è diabetici. Tra 100 e 125 si è prediabetici. La emoglobina glicata deve essere sotto i 5,7%. Da 6,5% si è diabetici. Tra 5,7 e 6,4% si è prediabetici”.
Ogni quanto tempo vanno fatti questi esami? “Le linee guida lo dicono chiaramente: una volta all’anno dai 40 anni in su. Ma si deve iniziare prima se si hanno casi di diabete in famiglia o se si è obesi”.
Quali consigli darebbe ad una persona che voglia mantenere sotto controllo la propria glicemia? “Bisogna guardare l’indice glicemico ma anche il carico glicemico degli alimenti. Vanno consumati poco gli alimenti ad alto indice glicemico e va ridotto il carico glicemico di tutti gli alimenti. Ricordando che le tabelle dell’indice glicemico vanno considerate con cautela. Perché l’indice glicemico varia anche in base alla cottura e al grado di maturazione dell’alimento: una pera matura ha un indice glicemico più alto rispetto ad una pera acerba. Le carote lesse hanno un indice glicemico molto maggiore rispetto alle carote crude. La pasta scotta ha un indice glicemico molto più alto rispetto alla pasta al dente. E dipende anche da quel che mangio insieme. Se faccio un pasto in cui consumo molte proteine, fibre e lipidi, l’indice glicemico si abbassa perché l’alimento viene assorbito più lentamente. Ci vuole equilibrio in tutto. L’indice glicemico non dipende solo dall’alimento, che può essere influenzato da molte cose. L’altro caposaldo è l’attività fisica moderata: mezz’ora al giorno tutti i giorni almeno cinque giorni a settimana. E’ uno dei più potenti mezzi per ridurre l’insulino-resistenza e il rischio di diabete”.
Maria Elena Perrero
Fonti:
https://alimentazione.gazzetta.it/news/02-09-2020/glicemia-ecco-perche-va-tenuta-sotto-controllo-parla-il-diabetologo-49963?fbclid=IwAR0f_Zv4x2lHwhNKJXAEC4eLRRfVChBt4NyJ1aaPeYKBX4lEMwMQkpekMBU
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